Roberto Ceccarelli per Sant’Ubaldo, Francesco Zoppis per San Giorgio, Enrico Nicchi per Sant’Antonio, questi i nomi dei tre più giovani capodieci che hanno guidato la Festa dei Ceri piccoli 2005. Una giornata lunga ed estenuante, ricca di emozioni e fatica per i ceraioli in erba che si fanno le ossa per entrare, domani, sotto le stanghe del Cero, l’unico vero cero, quello cosiddetto “grande”, nell’unico vero giorno consacrato all’omaggio del Patrono, il 15 maggio.
Il programma è da sempre immutato a cominciare dalla sveglia dei tamburini a Simone Calandrini, primo capitano e Matteo Picciolini secondo capitano, che dapprima a piedi – nella sfilata dei Santi – e quindi a cavallo – nella sfilata dei ceraioli – hanno aperto le schiere dei giovanissimi protagonisti, a spada sguainata e tra gli applausi del pubblico. La sfilata ha visto tanti ragazzi, bimbi e bimbe snodarsi tra le vie per raggiungere Piazza Grande: non è cambiata neppure l’ormai consolidata consuetudine di vedere mischiati tra i più piccoli, molti, troppi “grandicelli” (ovvero genitori in molti casi con tanto di carrozzina o passeggino) che, magari per eccesso di zelo, finiscono per contaminare quella che dovrebbe essere, ed era fino a qualche anno fa, una sfilata di soli colori ceraioli. Piazza Grande gremita, anche se con qualche spazio in più rispetto alle precedenti occasioni di maggio, sotto un sole nascosto da qualche nuvola ma proprio per questo meno asfissiante. L’alzata (nella foto in alto) è andata bene, con i “ceretti” che hanno tagliato la folla in una corsa forsennata e a tratti contraddistinta da qualche inciampo, come del resto anche tutta la corsa pomeridiana per le vie di Gubbio fino sulla cima del monte. Qualche caduta, di quelle che, si può dire senza temere smentita, ci stanno sempre bene perché è proprio a questa età che si deve imparar a cadere – fa parte della corsa – ma anche subito a rialzarsi per saper poi essere buoni e maturi ceraioli. E poi la mostra per la città, dopo l’alzata e prima della sosta, per imparare dove si deve andare a salutare e rendere omaggio a vecchi ceraioli, capitani e capodieci, a intere famiglie che da generazioni amano e rispettano il cero. E’ un tramandare la storia di una festa ricordandosi degli uomini che l’hanno vissuta, che l’hanno a loro volta presa in eredità dai loro padri e dai loro nonni per lasciarla ora in mano ai figli dei loro figli. Bellissimi i bimbi che appena sicuri della loro autonomia del camminare corrono con il ceretto sulle spalle. Più consapevoli i giovani che entrano ed escono dalle stanghe come fanno i grandi, come il padre gli ha insegnato e fatto vedere lui per primo. Insomma, una giornata baciata dal sole, calda, che si è conclusa sulla Basilica di Sant’Ubaldo, dove anche le polemiche stucchevoli degli ultimi tempi sono state lasciate da parte: i tre "ceretti" insieme nel chiostro hanno dato l'omaggio finale al Patrono, una saggezza giovanile dei a cui i grandi dovrebbero sapersi ispirare. Un epilogo sentito, passionale ma ancor più mesto: con “O lume della fede” e la Processione dei Santi si chiude definitivamente la serie di appuntamenti di festa legati ai Ceri. Un altro anno dovrà trascorrere prima di sentire nuovamente questi brividi inconfondibili che accendono come mai, la città di Gubbio.