Festa dei ceri, era il giorno atteso dei mezzani con i piu giovani ceraioli protagonisti dopo le tante polemiche e i dibattiti innescatisi all'indomani del 15 maggio soprattutto in merito all'epilogo.
E la giornata non ha lesinato emozioni e grande partecipazione entusiasta, soprattutto da parte dei piu' giovani ceraioli, che non sono stati fermati neppure dalla pioggia che ha condizionato parte della corsa pomeridiana.
E' stata grande festa per il primo capitano Leonardo Merli, per il secondo capitano, Mattia Manci e per i capodieci: Giacomo Venturi per Sant'Ubaldo, Daniele Passeri per San Giorgio e Nicola Tognoloni per Sant'Antonio. Era per altro un'edizione particolare per la festa dei ceri mezzani, al loro 50mo anno di corsa (gli attuali ceri vennero realizzati nel 1966 dai mastri artigiani eugubini Poggi, Scavizzi e Venturi).
Una giornata molto intensa questo 24 maggio che ha riservato emozioni fin dalla mattina con i riti ormai consueti della sveglia, dell'omaggio ai defunti, della messa dei ceraioli e delle sfilate che hanno condotto in piazza Grande per la cerimonia dell'alzata, per la prima volta accompagnata anche per i mezzani dall'ausilio dello speaker.
Splendidi i tre ceri hanno compiuto l'alzata e le birate per poi lasciare la piazza e iniziare ognuno per la propria strada il percorso della mostra.
La corsa pomeridiana invece e' stata a tratto condizionata da precipitazioni piovasche, non nel primo tratto, trascendentale e appassionante, la Callata dei Neri e il Corso, con i tre ceri a pochi centimetri l'uno dall'altro. La pioggia si e' cominciata a sentire sulle birate della sera, rendendo piazza Grande un'enorme pista insidiosa per i giovani ceraioli che pero hanno abilmente compiuto tre nuove birate risalendo poi lungo i buchetti.
Infine l'ascesa al monte, lungo la quale e' stato il cero d San Giorgio ad incorrere in una caduta lungo il quarto stradone, poco prima della croce. Un inciampo fatale che ha consentito al cero di Sant'Ubaldo di guadagnare un vantaggio sufficiente per arrivare in cima con un distacco tale da chiudere comodamente la porta della Basilica.
Poi una volta dentro dopo alcune birate e omaggi al Patrono, il cero e' stato scavijato senza riaprire il portone. Un protocollo preannunciato dall'ormai nota lettera della Famiglia dei Santualdari che tanti commenti (per lo piu negativi) ha suscitato, che e' stata oggetto di una replica pacata ma ferma e tutt'altro che conciliante da parte dell'Universita Muratori, e che nei prossimi giorni potrebbe essere seguita da repliche varie di famiglie ceraiole e Maggio Eugubino.
Un capitolo che dunque resta aperto, mentre non sono mancati fischi e disapprovazione nel chiostro alla risolutezza con cui e' stato smontato il santo e ricondotto in Basilica. Applausi ed entusiasmo invece per i ceri di San Giorgio e Sant'Antonio che poi hanno omaggiato il Patrono insieme.
Nella breve omelia finale, il cappellano dei Ceri, don Mirko Orsini, ha preferito non tornare sulle polemiche ma ha lasciato comunque alcuni spunti di riflessione:
"Molte parole in questi giorni, sono state dette - ha dichiarato - alcune opportune altre inopportune. Non voglio tornare sulle questioni dibattute, ma lasciarvi tre frasi della sequenza di Pentecoste: piega ciò che e rigido, scalda ciò che e' gelido, drizza ciò che e' storto. Invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli. Ma soprattutto - ha concluso tra gli applausi unanimi - sana ciò che sanguina".
Da domani non mancheranno commenti e dibattiti mentre a questo punto la lunga parentesi ceraiola si concluderà il prossimo 2 giugno con la Festa dei Ceri piccoli.
Gubbio/Gualdo Tadino
24/05/2015 21:11
Redazione