Archiviati i mille anni di una tradizione, i maggiaioli di San Pellegrino si apprestano ad inaugurare un nuovo millennio. Nella notte del 30 aprile si rinnova l’alzata del maggio, l’albero frutto dell’innesto tra due pioppi con in cima il ciuffo di foglie e la bandiera del borgo che mima l’immagine dell’antico bastone miracolosamente fiorito di un pellegrino di passaggio lungo la consolare Flaminia, morto in un alluvione. Gli uomini del paese alle 19.30, subito dopo la benedizione impartita in piazza, lasciano in gruppo il borgo per trovare e tagliare i due alberi che verranno poi innestati l’uno con l’altro e innalzati. Nel silenzio, in ricordo di quando non molti anni fa tale gesto era ancora visto come un furto ed eseguito non disprezzando di portarsi dietro fucili e bastoni nel caso qualcuno avesse voluto impedire la tradizione, gli uomini si dirigono al fosso, abbattono gli alberi per poi trasportarli sopra ad uno sterzetto e portali di corsa tra fuochi ed applausi in piazza. Lì inizia la lunga fase dello scortecciamento per rendere gli alberi candidi come il bastone del pellegrino, quindi l’innesto, memore di una tradizione forse più antica dell’anno mille, quando il rito aveva valenze pagane ed ammiccava a pratiche sessuali inneggianti alla fertilità della terra . Poi la lunga fase dell’innalzamento del maggio con scale e corde, un processo lento e pericoloso, ritmato dal grido “san pellegrino” , dove si concentra lo sforzo dei singoli in un fare corale, intenso, sentito e in una emozione trattenuta e raccolta fino all’ultimo, quando il pioppo ormai alzato e perpendicolare alla terra fa esplodere la gioia dei maggiaioli, tra applausi, abbracci e lacrime. Nel giorno di festa vera e propria, ovvero il 1 maggio, la tradizione continua con il rito sacro alle ore 11.30 nella pieve che è sorta sul corpo sepolto del santo, ivi ancora presente, annunciata dal suono a distesa delle campane ancora oggi suonate secondo tradizione , a mano, da maestri campanari che si tramandano l’usanza l’uno con l’altro e che concludono con quei rintocchi una festa che dura da un millennio