Sono allevate in piu' di 20 Paesi del mondo le cinque razze bovine italiane da carne - Maremmana, Podalica, Chianina, Marchigiana e Romagnola - al centro fino a domenica prossima, a Gubbio, al Park Hotel Ai Cappuccini, del quarto congresso mondiale in materia, organizzato dall' Anabic in collaborazione con il ministero delle politiche agricole e forestali. Non e' quindi un caso che vengano definite ''cosmopolite'': una caratteristica comune e' infatti la loro capacita' di adattarsi ai vari sistemi pascolativi, alle situazioni climatico-ambientali piu' diverse. ''Si contano oggi 4.079 capi registrati per la Chianina e 4.094 per la Romagnola'', ha detto Adolfo Garza, presidente Emerito e rappresentante dell' Amecri (Associazione messicana allevatori razze italiane) - intervenuto al congresso di Gubbio. ''E' stato necessario un duro lavoro - ha proseguito Garza - per riuscire a far conoscere agli allevatori le caratteristiche positive delle razze italiane anche per gli indubbi vantaggi economici che ne derivano''. Negli Stati Uniti le razze italiane vengono utilizzate come incrocianti sulle razze britanniche per ridurre, in sintonia con le attuali richieste del mercato, la percentuale di grassi dalle carcasse. In Australia e in Sud Africa sono ugualmente apprezzate le capacita' di adattamento e le ottime caratteristiche commerciali delle carcasse. ''Nel Paese la razza principale e' la Romagnola - ha affermato Armando Balocco, direttore del Performance Testing of the Animal Improvement Istitute of South Africa - ed attualmente disponiamo di 250 animali purosangue, mentre la nostra associazione conta 20 soci''. Anche in Australia, Paese dove la produzione di bestiame da carne costituisce l' attivita' piu' comune per le aziende agricole, il primo capo di razza Romagnola in purezza e' stato importato dalla Nuova Zelanda alla fine del 1977. ''Da allora sono cresciuti i capi allevati - ha sottolineato Kerry Woodman, dell' Associazione australiana degli allevatori di Romagnola - e si e' ampliata la base dei soci entusiasti, perche' coscienti del fatto che questa razza possa competere con quelle europee in termini di crescita, muscolosita' e migliori qualita' organolettiche delle carni''. Il momento - e' stato detto - e' favorevole del mercato, e dopo la crisi della Bse si sta registrando un' inversione di tendenza per le razze italiche: nel 2004 sono aumentati gli allevamenti, 500 in piu' rispetto al 2000 (da 4.789 del 2000 a 5301 attuali).