Non c’era l’ex bancario infedele ieri mattina in aula. Non c’erano né lui né gli altre sette imputati che di fronte al giudice per le udienze preliminari del tribunale di Perugia Claudia Matteini avrebbero dovuto rispondere di una serie di reati di tipo finanziario ai danni della filiale di Foligno della Banca Nazionale del Lavoro. Il principale degli imputati, un folignate 51enne, è accusato di truffa, appropriazione indebita, accesso abusivo al sistema informatico della banca, falsità in foglio firmato in bianco, falsità in scrittura privata, falsità materiale commessa da privato. Insieme a lui avrebbe dovuto presentarsi in aula anche un ex collega, dipendente anch’egli dello stesso istituto di credito, accusato di frode informatica aggravata dal suo ruolo di operatore telematico della banca. Nell’udienza di ieri mattina di fronte al gup le parti offese, che si sono costituite parti civili, hanno richiesto al magistrato la citazione di un responsabile civile, individuato nella Bnl che in base all’articolo 2049 del codice civile che disciplina la materia della responsabilità dei padroni e dei committenti, risponderebbe dei fatti commessi dai suoi dipendenti. Gli otto indagati, in soli ventotto mesi, vale a dire tra il mese di febbraio 2002 e il giugno 2004, avrebbero intascato oltre 1 milione di euro. Qualcosa come 36.000 euro al mese, spicciolo più spicciolo meno. A condurre le indagini gli uomini della Compagnia della Guardia di Finanza di Foligno che avrebbero scoperto la colossale truffa. Secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica gli otto avrebbero fatto operazioni bancarie senza essere autorizzati violando il sistema informatico della banca e alterando i dati in esso contenuti. Più in dettaglio: il bancario, principale indagato dell’inchiesta, si sarebbe appropriato del denaro che i clienti gli consegnavano perché fosse versato sui propri conti correnti. L’uomo, sempre secondo la tesi accusatoria, non avrebbe disdegnato nemmeno cambiali e assegni che gli ignari correntisti gli consegnavano convinti di estinguere le rate di prestiti o pagare cambiali. Non solo: in alcuni casi il bancario si sarebbe fatto consegnare il denaro, che puntualmente finiva nelle sue tasche, promettendo di investirlo in titoli. Di più: all’indagato si contesta anche l’esercizio abusivo dell’attività di promotore finanziario per conto della Silf, acronimo che sta per Società Italiana Leasing e Finanziamenti, un colosso finanziario con 2.000 sportelli e 4 milioni di clienti. Il bancario, sedicente promotore finanziario, pur non essendo iscritto all’albo, avrebbe infatti stipulato convenzioni per finanziamenti per conto di undici inconsapevoli clienti. Nella dettagliata richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pubblico ministero Tullio Cicoria compaiono dunque, una ad una, tutte le ipotesi di reato: finanziamenti con nomi di fantasia, mutui agrari o fidi non richiesti, assegni con false firme di girata che finivano immancabilmente sui conti correnti del presunto bancario infedele o dei suoi parenti. L’udienza è stata rinviata al sedici giugno per permettere alle parti di trovare un accordo sull’eventuale accesso a riti alternativi, come il patteggiamento o il rito abbreviato.
Foligno/Spoleto
23/05/2007 08:51
Redazione