Foligno: il comune tenta di sfrattare i piccioni

Potrà sembrare paradossale, ma una delle emergenze che residenti ed operatori economici del centro storico indicano come priorità – oltre ovviamente a quelle della sicurezza, dell’integrazione , dei parcheggi e del rilancio economico – è la lotta ai piccioni. Una convivenza – quella tra i folignati ed i pennuti – che è nella storia stessa della città: quando addirittura venivano realizzate le cosidette “altane” o “torri colombaie” per ospitarli all’interno delle mura urbiche in modo da poter raccogliere comodamente il guano, ed impiegarlo poi nella coltivazione dei campi circostanti - in particolar modo nella pianura di Sterpete - per la cultura della canapa. Non a caso Foligno può vantare una secolare tradizione nella produzione delle corde che – lo ricordiamo – vennero utilizzate persino per innalzare l’obelisco di piazza San Pietro. Ma se prima i piccioni erano considerati una risorsa, adesso sono diventati un problema. Anzi, una vera e propria piaga! E si cerca in tutti i modi di riportarli fuori dal centro storico. Sfrattarli da ogni anfratto, da tutte le vie – sia quelle principali che dai vicoli – e, specialmente, dai palazzi storici. Emblema del degrado – incredibile ma vero – è lo stesso Palazzo Deli, sede istituzionale di rappresentanza della Giunta e dell’Ufficio del Sindaco. Dopo l’ondata di proteste e gli allarmi lanciati (non soltanto dal punto di vista dell’immagine e del decoro, ma anche da quello igienico-sanitario) ecco che il Comune ha deciso a correre ai ripari, dando mandato alla Fils di avviare l’operazione “scaccia piccioni”. Ma i risultati – come si può vedere dalle immagini - lasciano davvero a desiderare. In qualche caso, come ad esempio nella struttura delle nuova biblioteca, gli indesiderati ospiti pennuti, sono stati cacciati per sempre da dissuasori ben collocati. In altri casi – come ad esempio, lungo via del Quattrocento – gli addetti della Fils hanno piazzato delle piccole reti metalliche, ritagliate su misura dei pertugi presenti nelle facciate degli edifici medievali, che i piccioni usavano indisturbatamente come tana. Ma il risultato finale è a macchia di leopardo. Basta allargare un po’ lo sguardo e notare che i pennuti si sono adattati lo stesso, magari sistemandosi sopra i fili o persino andandosi a piazzare difronte alle stesse grate. Non si capisce poi perché, su via Gramsci – in particolar modo sulla torre di Palazzo Deli - nulla sia stato fatto. E l’edificio storico si è trasformato in una sorta di condominio per piccioni. Non basta pensare alle pavimentazioni e all’arredo urbano, se poi si lasciano questi animali liberi di imbrattare strade, monumenti, e mettere a rischio non solo l’immagine della città, ma anche la salute di chi vi abita e lavora.