Classe 1933, Elio Cerbella sin da piccolo dimostra grande curiosità per l’arte della ceramica. Appena finite le scuole medie, inizia l’apprendistato nella bottega del Conte Belli, in via Ducale a Gubbio. E’ un giovane curioso e attento, acquisisce qui le tecniche base della ceramica, inclusa la cottura a riverbero di tradizione mastrogiorgesca. Nel 1950, con il signor Ingino Baffoni, rileva la fabbrica dando vita alla ceramica “Lupo d’Agobio”. Due anni più tardi, Cerbella si mette in proprio e apre un laboratorio in via Borromei, nel “vicolo del Gamboccio”, quartiere di San Martino a Gubbio. Realizza vasi, piatti, anfore e piccole sculture, unendo le tecniche della ceramica artigianale, e qualche segreto di bottega, a un’attenta scelta della materia prima. Trasferitosi a Roma per insegnare, Cerbella frequenta lo studio di Leoncillo Leonardi ai Fori Imperiali. Subisce le influenze della cosiddetta “Scuola romana”, si confronta con il maestro spoletino e realizza con lui qualche lavoro al tornio. Coltiva inoltre l’amicizia con Corrado Cagli. Tra una manifestazione espositiva e l’altra, l’attività artistica di Cerbella continua in parallelo a quella dell’insegnamento in tutto il centro Italia. La mostra Argilla Viva, che sarà aperta al pubblico il prossimo 10 giugno alle ore 20.30, in concomitanza alla manifestazione nazionale, “La Lunga Notte delle Chiese”, è stata fortemente voluta dai figli Paolo e Pierfrancesco con il sostegno della Diocesi di Gubbio che ha messo a disposizione la bellissima cornice della Chiesetta di San Giuliano in Via dei Consoli e che insiema ai figli gestirà la conservazione e la valorizzazione ella collazione di famiglia, il tutto coordinato dall’Associazione Culturale La Medusa, e sarà aperta al pubblico fino al 26 giugno celebrando, con un ricco corpus di opere, la straordinaria capacità di linguaggio attraverso punti fissi della sua stilistica, come il tema della circolarità che torna anche in mostra con istallazioni celebri del maestro. Presenteranno la mostra la sera del 10 giugno, Ettore Sannipoli che ne ha seguito la sua evoluzione artistica e Beatrice Vergari giornalista, che proprio insieme ad Elio negli ultimi anni, ne curò un dettagliato lavoro di catalogazione.