Lo ha definito un “desiderio incompiuto”, quasi fosse un appuntamento mancato, quel laccio stretto che unisce Roma e Spello, la città dove trascorre la gran parte del suo tempo, e il piccolo borgo sulle pendici del Subasio. Franco Marini, presidente del Senato, ha preso la parola per ultimo e ieri sera poco prima delle venti ha ringraziato la gremitissima platea del Teatro Subasio di Spello per aver concesso a lui, seconda carica dello Stato, il Premio “Pro Spello”, riconoscimento che il Comune consegna ogni anno a personalità italiane o straniere il cui operato abbia rivestito ''particolare valore e significato nei settori della solidarieta' umana, della cooperazione fra i popoli e della reciproca comunione fra le genti di diversa cultura, razza, religione ed etnia''. Ha lasciato libera la briglia della memoria e sul filo di un amarcord sincero ha raccontato di quando, a braccetto con Antonio Pizzinato, sindacalista Cgil e attuale vicepresidente della Commissione d’Inchiesta sugli infortuni sul lavoro, percorreva, oltre vent’anni fa, i vicoli stretti di Spello, la splendidissima colonia Iulia che ieri sera lo ha accolto con gli onori che si riservano a un ospite illustre. Ha parlato di un’aria magica, quella che si respira a Spello, in questo lembo di terra sui fianchi meridionali del Subasio dove l’aria è una specie di zefiro incantato e i luoghi, il senatore Marini lo ha ripetuto, sono imbevuti di magia. Spello, dunque, come exemplum sia per qualità della vita che per apporto storico-artistico alla Penisola. Spello che in tutte le fasi rilevanti vissute dall’Italia ha saputo fornire il proprio straordinario contributo. Ha promesso di ritornare. Senza fretta, ha aggiunto. Perché - ha chiosato con un sorriso – a percorrere i paesaggi umbri anche l’umore migliora. Terre d’Umbria, di arte e gastronomia, di una medicina chiamata sorriso. Non ha tuttavia rinunciato, Marini, al suo pragmatismo, al suo positivismo logico. Si è rivolto alle istituzioni locali, agli organizzatori del premio, ai cittadini di Spello, chiamando le cose con il loro nome, senza la retorica delle quadrature del cerchio. Potevate scegliere qualcun altro, ha detto. “Mi piace pensare – ha poi spiegato – che il premio sia stato concesso a me per il ruolo istituzionale che rivesto”. Non l’uomo, dunque, ma il politico. Sulla coscienza civica, il rispetto delle istituzioni e del proprio mandato politico, ha speso più di una parola, sottolineando la necessità del confronto, l’importanza del dialogo. E nel ricevere il dono simbolico delle istituzioni (un piatto raffigurante un’immagine tratta da un dipinto del Pinturicchio) ha ironizzato sul riconoscimento, definendolo un premio di incoraggiamento per la difficoltà dell’impegno a cui è chiamato ogni giorno.
Alessandra Cristofani
10/06/2007 10:13
Redazione