Il ragazzo dei Monticelli cresciuto mangiando pane e politica insieme all’amico Carlo Gubbini, lo studente del ‘68 che gira per i corridoi dell’ateneo perugino con l’Unità sotto braccio a fianco del futuro sindaco Renato Locchi, il primo cittadino delle dispute comprensoriali che non vuole stare sulla stessa pagina del Corriere dell’Umbria insieme a Gubbio, il sindaco del terremoto che invita i giornalisti del Tg3 a cena nei container a mangiare tagliatelle e far conoscere lo spirito robusto di questi umbri, che telefona al collega di Bastia Umbra per chiedere, sorridendo sotto i baffi, di dare ai gualdesi la roulotte per l’emergenza prima che a tutti gli altri, quello che porta il presidente del consiglio Massimo D’Alema a far merenda con pane e prosciutto a casa di un anziano del partito a Cerqueto, che va a Lourdes a fare il barelliere dei malati con mille dubbi su Dio ma non sull’uomo, che dà l’ok alla nuova produzione vinicola di Caprai nella sua cantina di Montefalco, che fa di Gualdo il centro della sua attenzione ma poi va alla Tavola bona, nel cuore della Festa dei Ceri di Gubbio, e si diverte quasi da eugubino. I mille volti diversi, contrastanti, seri e faceti di Rolando Pinacoli sono stati al centro della festa pensata dalla moglie Giulia, voluta dal Comune e realizzata in piazza Martiri a Gualdo alla presenza di alcuni dei personaggi che lo hanno conosciuto. Volti della politica, da Maria Rita Lorenzetti, a Massimo D’Alema, Walter Veltroni, Enrico Micheli, che hanno raccontato l’uomo pubblico, concreto e ruvido nell’affrontare di petto le situazioni. I volti del giornalismo, Tiberio Timperi, Giulia Fossà, Enzo Nucci e Roberto Scàrdova del Tg3, Federico Fioravanti del Corriere dell’Umbria che hanno spiegato il rapporto tutto particolare con i mass media .
E poi i colleghi sindaci, da Locchi di Perugia a Cimicchi di Orvieto a Bogliari di Bastia Umbra, le istituzioni con Luciano Marchetti della Soprintendenza che ha raccontato il sogno di ricostruire Gualdo, Napolitano dell’Inail con il quale non furono pochi gli scontri verbali forti e diretti per ottenere l’ospedale di Branca. Lacrime e sorrisi in una serata che ha visto, davanti ad una folla densa delle grandi occasioni, l’onorevole Giuseppe Giulietti come coordinatore insieme a Timperi e la Fossà. Magone in gola tra il pubblico al ricordo portato in piazza dalla Lorenzetti e da Locchi di quando, un mese prima della morte, alla consegna del riconoscimento di cavaliere al merito della repubblica, voluto e ricevuto da Pinacoli solo dopo aver fugato i dubbi giudiziari sul suo operato amministrativo, nell’appartamento di via Pennoni, volle far suonare da un vecchio giradischi l’Inno d’Italia, in un attaccamento a un simbolo che lo aveva visto protagonista anni a dietro quando chiese ed ottenne dal presidente della Repubblica Scalfaro il tricolore per il palazzo comunale rinato dalle ceneri del terremoto. Quel tricolore ieri sera è tornato a sventolare in suo nome sul palco tra gli applausi della sua Gualdo
02/08/2005 09:37
Redazione