Un viaggio per incontrare i luoghi e le persone che ancora oggi custodiscono la memoria viva del beato Rosario Livatino, “giudice giusto” ucciso dalla mafia nel 1990. È stato questo il senso profondo del pellegrinaggio che la Caritas diocesana di Gubbio ha vissuto in Sicilia dal 17 al 19 ottobre, accompagnata dal direttore Luca Uccellani, da don Armando Minelli e dalle sorelle del Piccolo testamento di san Francesco. Tre giorni di incontri, testimonianze e preghiera, tra Agrigento e Canicattì, dove il giovane magistrato visse la sua fede semplice e profonda, e dove oggi è sepolto e venerato come beato. “È stata un’esperienza toccante – racconta Luca Uccellani – che ci ha fatto riscoprire quanto la fede e il senso di giustizia possano intrecciarsi nella vita di una persona. Livatino è stato un uomo integro, coerente, e nel suo lavoro vedeva la vera vocazione a una vita cristiana autentica. Lui sottolineava spesso l’importanza di essere credibili, oltre che credenti”. La prima tappa del pellegrinaggio – al quale hanno aderito una cinquantina di partecipanti – è stata la mensa “La Locanda di Maria”, struttura Caritas nel cuore di Agrigento che ogni giorno offre 40-50 pasti e un piccolo spazio di accoglienza. Il gruppo eugubino è stato accolto dal direttore della Caritas locale, Valerio Landri, e anche dall’arcivescovo Alessandro Damiano, che ha voluto salutare i pellegrini nonostante il periodo di recupero da un recente grave incidente. “Abbiamo trovato una comunità viva e attenta ai poveri – racconta ancora Uccellani – dove il servizio quotidiano è vissuto come gesto di fraternità evangelica”. Il cuore del viaggio è stato Canicattì, città natale di Livatino. Nel pomeriggio del 17 ottobre, la Caritas ha visitato la chiesa di Santa Chiara, dove oggi riposa il corpo del beato. Ad accogliere il gruppo è stato il parroco don Giuseppe Maniscalco, che ha raccontato le fasi della ricognizione e traslazione della salma, rimasta in un ottimo stato di conservazione, segno di una vita spesa nella purezza e nella dedizione. Nella stessa giornata, i pellegrini hanno ascoltato la testimonianza del magistrato Franco Provenzano, collega e amico di Livatino. Provenzano ha ricordato “la serietà, il rigore morale e la profonda umanità” del giovane giudice, capace di coniugare la fede con la responsabilità professionale. Un episodio da lui raccontato ha colpito i presenti: “Livatino, anche il 31 dicembre, era in tribunale per assicurarsi che un giovane non finisse ingiustamente in carcere. La sua presenza ha cambiato la vita di quel ragazzo”. Il giorno successivo, il gruppo Caritas ha visitato l’abitazione del giudice, oggi curata con amore dall’associazione Casa Giudice Livatino. Un luogo che è rimasto esattamente come i genitori, Vincenzo e Rosalia, l’avevano lasciato: libri, agende, oggetti personali, il suo banco di lavoro. “Entrare lì – spiega Uccellani – è stato come incontrare un’anima. Tutto parla di sobrietà, ordine, preghiera. È un museo vivo, non un luogo di memoria fredda”. La casa fu inaugurata il 9 maggio, giorno della beatificazione, scelto non a caso: è la stessa data della visita di san Giovanni Paolo II ad Agrigento nel 1993, quando il Papa lanciò il suo storico appello contro la mafia. Il pellegrinaggio ha incluso anche un pranzo all’interno del Parco archeologico della Valle dei Templi, nel contesto del progetto “Diodorus”, iniziativa di sostenibilità e inclusione che affida terreni incolti del parco a cooperative e realtà del terzo settore. “Un segno concreto – osserva Uccellani – di come la cura della bellezza e dell’ambiente possa diventare anche occasione di riscatto sociale”. Il viaggio si è concluso la domenica con la celebrazione eucaristica nella chiesa di Santa Chiara, presieduta da don Armando Minelli, insieme alla comunità locale. Nei locali sotto la chiesa i pellegrini hanno potuto visitare anche la mensa parrocchiale, aperta ogni giorno dell’anno – anche a Natale e Capodanno – per chi ha bisogno non solo di un pasto, ma di una parola di conforto. “Abbiamo sentito forte – conclude Uccellani – che la santità non è lontana da noi. Rosario Livatino ci insegna che si può essere cristiani autentici anche nel lavoro, nella giustizia, nella vita quotidiana. Il suo ‘Sub Tutela Dei’ è un invito a mettere tutto sotto la protezione di Dio, anche le nostre fatiche di ogni giorno”.
Gubbio/Gualdo Tadino
20/10/2025 11:38
Redazione