La denuncia del bullismo di Xavier Jacobelli

"Un problema serio che non può essere sottaciuto e sul quale è necessaria un'informazione costante". Con queste parole il direttore di Quotidiano.net Xavier Jacobelli, davanti ad una numerosa platea di studenti, ha definito il fenomeno sempre più attuale del bullismo, nell'ambito dell'incontro intitolato appunto "Stop al bullismo", organizzato ieri mattina dal liceo “Mazzatinti" presso il cinema "Italia". Un'occasione dunque di interazione con i giovani, alla quale hanno preso parte, tra gli altri, il preside dell'istituto Dario Missaglia, il docente del corso di giornalismo interno alla scuola Massimo Boccucci, il consigliere comunale Bartolini, la promotrice dell'iniziativa Eleonora Frescobaldi e una delegazione della Gubbio Calcio. "Non è un fenomeno nuovo - ha sottolineato Jacobelli - e negli ultimi tempi con l'avvento di Youtube, che ha sollecitato la smania di protagonismo di molta gente, si è ampiamente diffuso. Pertanto l'obiettivo di questo progetto è quello di sensibilizzare l'opinione pubblica sul bullismo, affinché si possa abbattere - ha aggiunto - il muro di omertà che avvolge un problema che tocca molte più famiglie di quanto si possa pensare". Ed è proprio quest'ultimo aspetto ad essere messo in risalto dalla Frescobaldi. "Più che ricorrere a terapeuti o psicologi, è necessario che i ragazzi vittime di violenza facciano denuncia alle autorità giudiziarie. - ha spiegato - Il silenzio rappresenta una sorta di silenzio-assenso che è devastante". Nel corso del dibattito il discorso si è allargato anche al tema sport e diritti umani, diventato di estrema attualità con l'avvicinarsi dei giochi olimpici di Pechino, che partiranno l'8 agosto prossimo. Jacobelli ha denunciato l'ipocrisia di autorità politico-sportive come il Coni che non ha avuto il coraggio di prendere una netta posizione contro la Cina. "L'influenza di questo Paese dal punto di vista economico è davvero grande e i politici occidentali spesso evitano di condannarla pubblicamente - ha detto - Questa è la dimostrazione di come ormai anche i Giochi olimpici, dove in teoria sono custoditi i valori più autentici dello sport, siano diventati più che altro un business".