Una storia quanto mai attuale, nonostante siano passate 44 primavere. Parliamo del celebre romanzo dscritto nel 1976 da Vincenzo Cerami “Quel Borghese Piccolo Piccolo”, già capolavoro cinematografico di Mario Monicelli con protagonista Alberto Sordi. L'opera ora è divenuta una piece ed approdata nei teatri di tutta Italia facendo tappa ieri sera in un"Ronconi" di Gubbio sold out, con le musiche originali del premio oscar Nicola Piovani e la regia di Fabrizio Coniglio. Protagonista però è Massimo Dapporto, attore trasversale che oltre alla lunghissima attività teatrale è artista di spicco sia del grande che del piccolo schermo oltre che nel campo del doppiaggio. Figlio d'arte del grande Carlo Dapporto, Massimo, classe 1945 nativo di Milano, interpreta proprio Giovanni Vivaldi, un uomo di provincia che lavora al ministero. Il suo più grande desiderio è quello di “sistemare” suo figlio Mario, proprio nel medesimo luogo lavorativo in cui Giovanni lavora da oltre trent’anni. Ma come ottenere una raccomandazione per il figlio? Ecco l’inizio della sua ricerca disperata di una “scorciatoia”, in questo caso rappresentata dalla Massoneria, per garantire un futuro al figlio, per una tragicommedia capace di regalare momenti di comicità a tratti esilarante, ma che apre anche alla riflessione su teamtiche quanto mai attuali, come le pari opportunità di emancipazione sociale ed economica e il desiderio di raggirare le regole per ottenere facilmente ciò di cui si ha bisogno:
"E' uno spettacolo seguito con molta attenzione dal pubblico - dichiara Dapporto ai microfoni di TRG - semplice ma tremendamente attuale. Nella prima parte si ride tanto mentre nella seconda c'è un cambio di registro totale che spiazza lo spettatore: si passa dalla risata e dalla gioia alla tragedia e alla lacrima, per una rappresentazione davvero suggestiva"
Dapporto, che quando non gira l'Italia con i suoi spettacoli spesso si gode la sua casa di Attigliano, in provincia di Terni, apre una riflessione su ciò che rappresenta oggi il teatro, una rappresentazione artistica che nasce dalle epoche primitive arrivando all'era moderna e destinata a proseguire il suo lustro anche se i cambiamenti a volte non possono definirsi esattamente formativi,come diverse piece e alcuni attori della cosiddetta “new generation”:
"Non per fare polemica - analizza l'attore - ma le nuove generazioni non credo potranno ripetere i fasti di una vecchia generazione di attori teatrali. Già noi abbiamo vito grandi difficoltà a riportare in scena opere tratate da grossi calibri, penso che invece gli attori di oggi siano ancor più in difficoltà perchè l'unica preparazione che hanno è quella televisiva dei salotti, di essere dei "poltronisti" come li definisco io. Una volta che vengono sfruttati da un impresario dopo esser fatti un "nome", vanno in scena proprio grazie a quest'ondata di popolarità ma il pubblico, dopo una volta che li ha visti, non tornerà una seconda perchè la maggior parte di loro sono inascoltabili. Detto ciò sono altresì convinto che il teatro non morirà mai, andrà avanti, anche perchè è l'unica alternativa alle immagini finte della Tv o del cinema. Il teatro è fatto di immagini vere e costituito da persone in carne e ossa"
Gubbio/Gualdo Tadino
07/02/2020 19:06
Redazione