Un marchio commerciale per il tartufo di Gubbio

Il tartufo come l’ornitorinco. Così con una metafora ardita, citando Umberto Eco, il giornalista del Tg 1 Franco di Mare ha presentato negli stand della mostra mercato del tartufo la nuova iniziativa di marketing territoriale della Comunità Montana dell’Alto Chiascio, la creazione di un marchio commerciale del tartufo di Gubbio. Trifola o tubero, questo il problema. Gli antichi non riuscendo a classificarlo, così come a loro volta i naturalisti in difficoltà con il simpatico mammifero australiano, lo relegarono nel suggestivo empireo dei prodotti magici e/o afrodisiaci. Oggi è diventato un prodotto di eccellenza, quasi elitario nelle sue pezzature più grandi. Da un indagine Doxa 2006 risulterebbe poi che gli italiani alla domanda quale prodotto associare all’Umbria lo abbiano destinato al terzo posto dopo il vino e l’olio. Nella stessa indagine ancheGubbio risulterebbe essere al terzo posto come città più conosciuta dell’Umbria. E allora se due più due fa quattro, perché non associare il prodotto alla città, creandoci attorno una vera e propria strategia di promozione di diffusione e di commercializzazione? E’ nato più o meno così il marchio del tartufo di Gubbio, con buona pace degli altri comuni dell’Alto Chiascio. Legare cioè ad un territorio specifico il suo prodotto principe , così come è successo anni fa nelle Langhe con il tartufo d’Alba. E l’elaborazione grafica del marchio richiama fortemente questo legame con la figura del palazzo dei consoli sopra ad una immagine stilizzata e rotonda, (quasi un rosone) del tartufo. Questa la prima fase. La seconda sarà, a detta di Marino Montuori esperto di marketing territoriale, la creazione di un disciplinare e di un piano di utilizzo: come cioè veicolare l’immagine e la vendita del tartufo di Gubbio, non solo come prodotto al naturale ma anche come prodotto lavorato, dall’olio alle salse e così via. Perché nelle intenzioni del marchio tartufo di Gubbio c’è prima fra tutte quella della promozione del territorio e del turismo enogastronomico dell’Alto Chiascio. Chi comprerà il tartufo di Gubbio, chi lo degusterà nei ristoranti, chi ne acquisterà i suoi derivati nei supermercati o nei negozi di delicatessen, da Roma a New York (perché queste sono le ambizioni e le speranze) dovrà per forza associarlo alla città e al territorio dal quale proviene e del quale è il frutto più prezioso.