Viabilità sostenibile: Spoleto prima ad avviare un piano di bike e car sharing per il centro storico

Mobilità sostenibile. Due parole, un concetto semplice: garantire ai cittadini un servizio di mobilità intelligente, pratico, sostenibile ecologicamente. Semplice ma irrealizzato nella totalità dei Comuni umbri. Almeno, fino ai prossimi anni. Questo scomodo, triste record sta per essere infranto dal Comune di Spoleto, con il suo progetto dell'Agenda urbana da 3,7 milioni di euro complessivi, che vedrà il potenziamento della viabilità e illuminazione pubblica e l'investimento di più di un milione di euro in qualcosa di nuovo, per l'Umbria: nodi di scambio dotati di vetture per il car sharing (condivisione di un'autovettura per la mobilità cittadina), collocati nei punti strategici della città, affiancati da postazioni per biciclette e segway, il mezzo di trasporto con due ruote su asse e un manubrio. Con i fondi stanziati dalla Regione, l'amministrazione comunale spoletina è decisa a trasformare in snodi per il car e bike sharing e zone accessibili solo ai pedoni le aree di piazza Vittoria, parcheggio della Posterna, la stazione ferroviaria e l'ex campo Boario, oltre che potenziare l'apparato del trasporto pubblico già esistente, in particolare la riqualificazione delle fermate dell'autobus con l'installazione di schermi con continui aggiornamenti metereologici in tempo reale. Il concetto dietro all'idea dello “sharing” è semplice e geniale: tramite smartphone i cittadini possono prenotare biciclette, segway o autovetture in qualunque snodo siano disponibili, usufruirne per il lavoro o per la giornata, riportare il mezzo alla postazione originaria e pagare tramite una card ricaricabile. Il tutto disponibile h24 al giorno, con accesso continuo alla Ztl e accesso su appositi parcheggi a strisce blu gratuiti per le automobili, mentre per segway e biciclette saranno realizzate ulteriori postazioni dotate di pannelli solari per la ricarica dei mezzi, oltre quelli disponibili agli snodi. Sistemi di mobilità già adottati in grandi città ma che potrebbero a maggior ragione tornare utili per piccoli centri storici in prospettiva di una loro chiusura al traffico, senza per questo inaridire i flussi viari interni.