Con lo slogan "Vogliamo la sanità pubblica" i sindacati si mobilitano per una manifestazione sabato 22 ottobre (dalle 10) in piazza IV Novembre a Perugia. "Il riordino della sanità regionale era necessario ma non a queste condizioni" denunciano gli organizzatori, Cgil e Uil (con Fp e Fpl) cui hanno aderito anche i sindacati autonomi Fials e Nursind. Una mobilitazione con la richiesta soprattutto di "assunzioni stabili, abbattimento liste di attesa, sanità di territorio e non risparmiare sui farmaci", è stato annunciato in una conferenza stampa. Mettendo sotto i riflettori "i tagli a un servizio sanitario regionale già in ginocchio", i sindacati hanno evidenziato "le pesanti criticità del nuovo piano di efficientamento varato dalla Regione". "Delle 1.100 assunzioni concordate insieme e quindi riconosciute anche dalla Regione, ad oggi ne sono state fatte poco meno di 100" ha ricordato il segretario generale di Cgil Umbria Vincenzo Sgalla. Il quale ha poi parlato di un Piano sanitario "realizzato senza aver ascoltato la comunità umbra e senza alcun confronto". "Quello presentato dall'assessore Coletto a fine 2021 non ci convinceva - ha spiegato Sgalla - e il riscontro lo abbiamo avuto con le assemblee fatte sui territori durante le quali è stato riscontrato un diffuso malessere che ci ha portato a raccogliere e poi consegnare 10 mila firme alla presidenza dell'Assemblea legislativa". Il sistema sanitario regionale, ha poi ricordato Sgalla, "aveva difficoltà anche prima dell'arrivo della Tesei e noi le avevamo denunciate ma poi il Covid e una Giunta che guarda solo ai tagli, alla privatizzazione e alla desertificazione del sistema sanitario pubblico, hanno fatto il resto". "Veniamo da una sanità che era in crisi già da prima, la pandemia e l'esplosione di una mala gestione hanno solo peggiorato la situazione" ha detto il segretario della Uil Maurizio Molinari. "Occorre investire nel personale - ha aggiunto -, che è quello che ha salvato gli umbri dalla pandemia, e rifare una sanità pubblica vera senza che aleggi quel velo di privatizzazione che spaventa tutti".