Uno studio interdisciplinare nel senso più ampio del termine. Sono tutti concordi nel definire in questi termini l’approfondito sistema di monitoraggio portato avanti negli ultimi cinque anni sul Monte Cucco. Un patrimonio inestimabile di analisi, dati, misure che testimoniano il valore unico di questo straordinario ambiente e che è il risultato di una approfondita ricerca condotta da alcuni professori del Centro sulla Biodiversità e la Conservazione dell’Università di Urbino che per oltre cinque anni si sono dedicati allo studio del microclima ipogeo del Monte Cucco con parametri ambientali relativi all’atmosfera e all’idrosfera oltre che alla componente faunistica interna e alla flora, alla vegetazione e alla fauna dell’ambiente naturale esterno alle grotte. Il complesso intervento di monitoraggio, si collega al progetto di valorizzazione turistica della grotta, realizzato dalla Comunità Montana dell’Alto Chiascio, un intervento, questo, interamente concepito e realizzato in funzione della specificità della Grotta del Monte Cucco, per il quale l’ente montano ha investito risorse per oltre 1 milione e 300 mila euro.
Numerosi ed interessanti i dati emersi dal monitoraggio, a cominciare dalle comunicazioni del professor Dino Scaravelli, docente dell’Università degli studi di Urbino, che si è occupato dello studio della fauna ipogea. “L’aspetto più rilevante – spiega il professore – è costituito dalla grande ricchezza di specie di chirotteri, ovvero pipistrelli, presenti nella grotta del Monte Cucco. Sono state avvistate tutte le specie registrate in Umbria, 6 delle quali, un numero di per sé elevatissimo, rientrano tra quelle ritenute di particolare importanza dall’Unione Europea, che per queste ha predisposto dei precisi piani di conservazione. Perciò – continua il professor Scaravelli – le grotte del Monte Cucco costituiscono un punto nevralgico a livello europeo per lo studio dei chirotteri e l’Università di Urbino ha già avviato per questo una collaborazione con l’Università di Leeds in Inghilterra. Inoltre – aggiunge Scaravelli – i pipistrelli sono presenti non solo nella grotta principale, ma anche nelle altre che compongono il sistema di grotte del Monte Cucco, costituendo un habitat ideale per i chirotteri, specie per la socialità del gruppo: è nelle grotte – conclude infatti il professore – che questi animali si trasmettono informazioni relative alla conoscenza del territorio”.
“Dal 2001 a oggi – spiega il professor Marco Menichetti dell’Università degli studi di Urbino, che si è occupato del monitoraggio del sistema ambientale carsico del Monte Cucco – sono state più di 30 (includendo nel novero personale scientifico, tecnico e studenti universitari) le persone che hanno preso parte a questo importante progetto di monitoraggio”. Per svolgere nello specifico le indagini interne alle grotte si è provveduto alla dislocazione di strumenti di vario tipo: termometri, igrometri, anemometri…, atti ad effettuare misurazioni sull’atmosfera sotterranea. Sono state dislocate 18 stazioni meteorologiche, che ancora oggi acquisiscono parametri ogni 30 minuti, per un totale di oltre 30 milioni di misure reperite negli ultimi sette anni.
Si è evidenziata qualche criticità che ha riguardato la fase di monitoraggio. In particolare il professor Menichetti ha segnalato danni arrecati nel corso degli anni ad alcuni strumenti di rilevazione e al furto di pannelli solari collegati proprio a tali macchine, “per prevenire i quali – ha proposto il professore – potrebbe essere d’ausilio la creazione di un organo tecnico-operativo del Parco del Monte Cucco, in grado di ovviare a certe problematiche del territorio”.
Nelle ultime fasi del monitoraggio sono stati sottoposti a verifica anche dati relativi all’impatto che può esercitare sulle grotte una loro effettiva fruibilità da parte di appassionati e turisti. A tale scopo sono stati portati avanti degli esperimenti coinvolgendo studenti di una scuola superiore perugina. “Recentemente sono stati circa 50 – continua il professor Menichetti - i ragazzi di un liceo che hanno potuto accedere alle grotte; durante la loro visita gli strumenti predisposti all’ interno hanno registrato ogni minuto i mutamenti dei parametri, come ad esempio quello relativo alla temperatura, innalzatasi per la presenza degli studenti. Si è quindi provveduto a registrare anche i tempi di “recupero” della grotta, ovvero il tempo necessario al ristabilimento dei parametri iniziali, stimato in poche ore”.
“Si è trattato di un’operazione di monitoraggio ambientale complessa – spiega infine la professoressa Maria Balsamo responsabile scientifico del gruppo di lavoro del Monte Cucco dell’Università degli Studi Carlo Bo di Urbino, che ha curato il monitoraggio dell’ambiente naturale esterno-. Dal 2004 al 2006, in concomitanza con la realizzazione dei lavori fuori dalla grotta, il gruppo da me guidato ha condotto un’indagine per calcolare l’impatto di questi ultimi sull’ambiente circostante. “Per questo – continua la docente – sono stati portati avanti degli studi ben precisi su alcuni animali definibili bioindicatori, nello specifico uccelli ed insetti. In particolare sono stati scelti più siti di osservazione dislocati in tre aree per gli uccelli e una decina per gli insetti, ubicati per lo più lungo la via di accesso principale alle grotte del Monte Cucco. L’analisi dei dati raccolti, messi in relazione con quelli ottenuti da studi pregressi, ha dato un esito soddisfacente: si è infatti osservato che le comunità animali prese in esame non avevano subito variazioni durante lo svolgimento dei lavori”.
17/06/2008 09:33
Redazione