“Quella che io intendo per bellezza, ed è la sola che mi interessa, mi tocca e mi commuove, è una promanazione interiore armonizzata con la forma esterna”. E’ forse questo amore per la bellezza immanente, idea prima, concretezza poi, che avrà fatto innamorare il poeta Mario Luzi di una città come quella di Gubbio che l’11 febbraio scorso, a distanza di qualche tempo dal compimento del suo 90esimo anno di età, gli ha conferito la cittadinanza onoraria come riconoscimento dell’alto valore umano della sua opera letteraria e del suo attaccamento alla città, dove più volte era tornato. A poco più di due settimane da quel momento, uno dei più apprezzati poeti contemporanei, nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, anche a seguito di una raccolta di firme che vide coinvolta la stessa Gubbio, è morto questa mattina nella sua casa di Firenze dove era nato nel 1914. Una vita spesa per la letteratura e la bellezza la sua, dalla poesia, alla prosa, al teatro, da quando nel 1935 uscì la sua prima raccolta “ La barca” che gli valse l’appellativo di poeta ermetico. Una fase questa durata quasi un decennio che ha poi lasciato il posto a un lessico e a un fraseggio più ampio, costantemente alla ricerca di un qualcosa che potesse lenire la penosa insensatezza del vivere. “In un mondo dove l’identità è perduta - sosteneva il poeta toscano - la poesia è la chiave per ritrovare e risvegliare nella natura dell’uomo la capacità di desiderare ancora, di prendere coscienza dell’impoverimento e delle sottrazioni cui tutti siamo stati soggetti”. Un’esperienza questa della ricerca di un’identità che ha sperimentato anche su se stesso, sul suo passato: resta a memoria in tal senso in una delle sue più felici poesie “Nell’imminenza dei 40 anni” dove all’epoca analizzava il portato di incontri, perdite ed amori sin lì trascorsi, fardello o bagaglio con il quale ci si incamminava spediti “ tra l'eterna compresenza del tutto nella vita nella morte” fino a “ sparire nella polvere o nel fuoco se il fuoco oltre la fiamma dura ancora”.