Alla vigilia di una intensa stagione di dibattito politico, interviene con una lunga e circostanziata nota, l'esponente eugubino del PD - già consigliere comunale e assessore negli anni Novanta - Gianni Menichetti, che rivolge un invito agli iscritti del PD a partecipare attivamente al prossimo congresso comunale per una svolta: "Tra qualche settimana inizierà il congresso del PD. È forte la tentazione di rimanere pigramente a guardare, magari indulgendo agli “io l’avevo detto” di fronte alle difficoltà di un partito che rischia di sbiadire e di dissolversi in ogni occasione di scelta tattica o di contenuti - scrive Menichetti - Eppure penso sempre più di frequente che sia bene resistere a questa tentazione, non certo per difendere il PD esistente in quanto tale, un partito che a livello sia nazionale che locale vive una condizione che lo rende spesso un problema, un ostacolo quasi anziché una risorsa per il corretto svolgersi della dialettica democratica, quanto per non lasciare al suo destino quello che è – se non altro per capillarità di presenza e articolazione organizzativa – lo spazio più significativo di partecipazione per quanti si riconoscono idealmente nelle posizioni del centrosinistra e la trincea forse ultima della sopravvivenza di una democrazia partecipata nelle complesse, segmentate, spaventate società contemporanee, essendo gli altri o sottodimensionati rispetto alle necessità della funzione o strumenti in mano ad oligarchie ristrette se non addirittura a monarchi. Né mi pare pensabile che questo ruolo possa essere assunto in solitudine o in esclusiva da iniziative civiche e movimenti che pur praticano non di rado un agire politico connotato da lucidità di analisi, generosità di dedizione, competenza e autonomia di proposta. Penso al contrario che la forma partito continui ad essere strumento indispensabile per contribuire a far sì che l’azione politica non resti confinata nell’ambito della frammentarietà e della episodicità, ma cerchi di elaborare proposte di governo che siano in grado di arginare tutti quei luoghi e quelle altre dimensioni del potere costituito che da una marginalizzazione della democrazia partecipata sarebbero avvantaggiati, tornando e permanendo in una condizione di non contrastata onnipotenza. Questo è il significato del partecipare al congresso di un partito che ad oggi appare profondamente snaturato rispetto agli intendimenti proclamati all’atto della sua costituzione. È necessario far sì che il PD esca dal congresso liberato dalle timidezze nel dare le gambe alla sua pur proclamata volontà riformatrice, dall’autoreferenzialità che ne fa sempre di più un partito di eletti e per gli eletti, dalla commistione con i potentati specie economici.
Non so infatti in che misura stia accadendo a livello nazionale, ma mi sembra che nella nostra realtà il PD anziché svolgere il suo ruolo nella dialettica democratica in competizione con gli altri soggetti politici, sia venuto pian piano assumendo quello dell’organismo di potere all’interno del quale i contrasti di interesse si trasferiscono; di conseguenza esso è diventato attrattore in virtù non della sua idea di società e della sua conseguente proposta politica, ma del suo essere utile alla affermazione di interesse particolari, personali. Si ha ad esempio a volte l’impressione che ci siano alcuni che per le loro idee e le loro azioni bene si collocherebbero nel centrodestra per poi da lì tentare di battere il PD e i suoi alleati, che invece trovano più agevole stare nel centrosinistra, nel PD (ma anche limitarsi a sostenerli in vari modi) e conquistarne il controllo. Ed ecco che così il centrosinistra eugubino – tanto per dirne una – anziché dar nuovo corpo alla cultura civica sottesa al Piano Astengo e alla Carta di Gubbio, si mette in competizione con gli ecomostri stile San Pietro, retaggio delle amministrazioni della nostra sinistra radicale, lasciando in eredità alla Città gli ennesimi centri commerciali: ma se tutto questo lo facessimo fare alla destra?
Un presupposto essenziale per il superamento di questa condizione è il recupero o forse la costruzione di una sensibilità istituzionale all’altezza delle culture politiche che hanno contribuito a far nascere il PD e adeguata a questi tempi caratterizzati da un attacco insistito e pervicace ad alcuni valori fondanti della nostra Costituzione. Gli esempi di come ci sia da lavorare in tal senso si sprecano e sarebbe interessante rivedere ciascuno analiticamente: dalle vicende nazionali che hanno portato alla rielezione di Napolitano, alla formazione e al mantenimento della innaturale maggioranza di governo odierna, al recente acconsentire nuovamente a mettere in piedi percorsi di modifica della Costituzione in collaborazione con un centrodestra sempre più ostaggio delle beghe personali del suo padrone (ma la bicamerale dalemiana non ha insegnato niente?), alla supina accettazione di un aberrante presidenzialismo di fatto e via dicendo fino alle vicende locali che hanno visto l’amministrazione e la vita politica cittadine contrassegnate da svuotamento di ruolo e conflitti radicali e incrociati tra Sindaco, Presidenza del Consiglio comunale, Assessori, Consiglieri comunali di maggioranza, fino al commissariamento dell’amministrazione comunale, con un PD che incredibilmente affermava sostanzialmente non trattarsi di questioni attinenti alla sua responsabilità, mascherando la realtà di un partito che ha invece trasferito le sue lotte intestine nelle istituzioni comunali (e forse non solo in quelle). E tutto è avvenuto senza che siano mai stati formalizzati e manifestati alla Città i motivi che hanno aperto una crisi politica senza precedenti nella storia della democrazia cittadina, limitandosi a reciproche accuse di inadeguatezza e incoerenza da parte dei protagonisti della vicenda. All’anima della democrazia.
Un PD liberato, dicevo prima. Il partito appare quasi sempre dominato da un tatticismo esasperato sia all’esterno, come testimonia il non riuscire quasi mai a prendere posizioni chiare nel merito e/o a deludere e scontentare gran parte del suo popolo con decisioni che vanno poi chiarite, rettificate, giustificate, sia al suo interno, dove il sostenere posizioni e il costruire alleanze appaiono spesso frutto non già di convinzione circa la loro giustezza, ma della valutazione della loro idoneità a costruire e rafforzare interessi e rendite di posizione. E così si passa nel giro di due anni dal sostegno compiaciuto, sorridente se non addirittura gaudente, compatto ad un Sindaco e ad un progetto politico alla rottura della compattezza di quel fronte, all’insulto quasi, al ritiro di quel sostegno, prefigurando nuovi scenari sui quali – è certo – c’è già chi lavora da quando non si era ancora dimesso il Sindaco Guerrini. Ma (di questo sono certo) così come non era libero o convinto da parte di molti l’appoggio iniziale era ed è equivoco e poco disinteressato il comportamento di alcuni che quell’appoggio hanno ritenuto dover ritirare. Ed è comunque inevitabile che la vicenda che ha portato non solo alla caduta dell’amministrazione Guerrini ma anche alla sua nascita richiama la responsabilità politica di tutti coloro che nel PD hanno voluto entrambe.
Con qualche compagno di strada di stagioni passate più o meno di recente, con qualche cittadino sinceramente preoccupato e rattristato dalla situazione odierna, se ne è parlato e non sempre ci siamo trovati d’accordo circa il “che fare”. Come ho già detto loro, penso che sia utile partecipare al congresso del PD, non per dare generica testimonianza, ma per provare a far prevalere un’idea di partito civico in quanto partecipato, rispettoso delle forme della democrazia interna e istituzionale, assolutamente autonomo da potentati di qualunque natura nel prendere posizione, aperto soprattutto – è difficile, lo so – a chi vive condizioni economiche e sociali non garantite, un partito nel quale si milita non perché conviene farlo ma perché si condivide un’idea di società e di composizione dei conflitti che il futuro immediato con ogni evidenza ci prepara. Sarebbe bello – mi rivolgo a tutto il popolo del centrosinistra, ai singoli militanti del PD, non certo ai capibastone più o meno interessati – se un PD altro rispetto a quello che abbiamo visto fino ad oggi potesse sorgere dal congresso, invogliare anche tanti di coloro che in anni recenti hanno generosamente avviato esperienze civiche e ripresentarsi ai cittadini con la sola forza delle proprie idee. Pensiamoci".
Gubbio/Gualdo Tadino
24/07/2013 19:00
Redazione