Non sarà una retrospettiva momentanea o un omaggio occasionale, ma un tributo permanente a un artista che in fatto di ceramica, ma non solo, ha scritto un capitolo delle pagine della storia dell’arte italiana dal 1920 agli anni 70. Sabato apre i battenti a Gubbio presso la casa studio in via della Cattedrale 20 la mostra permanente di Aldo Ajò (nella foto d'epoca l'autore), voluta dalla moglie Ines Spogli e dalla famiglia Ajò che metterà a disposizione del largo pubblico 150 opere dell’artista, ceramiche , ma anche dipinti, bozzetti su carta e disegni. Un evento, presentato stamani a Gubbio alla presenza del vice sindaco Pascolini, della moglie dell’artista Ines e della nipote Anna e curato da Gian Carlo Bojani con la collaborazione di Ilio Verona, Ettore Sannipoli, Lucio Felici e Luigi Marioli, che supera l’eccezionalità di una mostra per essere nascita di un nuovo polo museale e centro culturale stabile per la città. Una casa quella di Aldo Ajò che è stata luogo di cultura in fieri, punto di ritrovo di artisti e letterati come Giuseppe Ungaretti, Umberto Marvardi, Leoncillo, Jean Fautrier, Giò Ponti e che ora aspira a continuare questo suo ruolo, rivestito per buona parte del Novecento. Uomo poliedrico nel suo modo di pensare l’arte, “artiere” come lo definisce Sannipoli per la capacità di coniugare l’intellettualismo artistico con il fare dell’artigiano, Ajò ha interpretato le novità dei turbolenti anni 20 fino ai 70 con personale specificità. Direttore artistico nel 1921 della fabbrica di ceramiche dei fratelli Rubboli a Gualdo Tadino dove sperimenta il lustro, membro nel ’27 della Società del ferro di Gubbio, appassionato di pittura e xilografia, l’Ajò più noto parla attraverso varie forme artistiche di un mondo vicino, quasi toccato con mano, come quello agreste, o intimamente vissuto, come quello della religiosità, ma non disdegna anche sperimentazioni futuriste, astratte che la mostra ha l’intento di portare a conoscenza. Una casa museo quella di via della cattedrale che cambierà anche il modo di guardare all’artista, non solo attraverso l’analisi del fatto compiuto, ovvero l’oggetto d’arte, ma toccando con mano lo studio dove è nato e seguendo l’iter che l’ha creato. La casa museo rimarrà aperta fino al 31 dicembre 2005 su prenotazione telefonica da effettuarsi allo 075.9273958 ogni sabato e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19. nel 2006, da gennaio ad aprile e da ottobre a dicembre dalle 10 alle 12.30.