Bar nella moschea, l’alt del Comune di Foligno

Fuoco incrociato tra il vicesindaco Nando Mismetti e il delegato dell’Unione Immigrati Giancarlo Piselli sul contestato insediamento del circolo culturale islamico “Azizi” in via Guarrella. Ovvero la moschea della discordia. “La libertà di culto ha ben poco a che vedere con il rispetto delle regole”. L’equazione ha una sua logica stringente: stesse regole, stessi diritti. “E se la comunità musulmana, dopo aver fatto richiesta al Comune di aprire un luogo di culto sulla cui opportunità tutti concordiamo, ha poi deciso di predisporre al suo interno anche un bar, seppure affiliandosi ad un circolo, le cose cambiano. Va da sè che gli uffici pubblici devono avviare tutte le procedure atte a verificare la liceità d’una simile richiesta, ivi compresa l’idoneità del locale”. Il vicesindaco ha toni perentori: “Una prassi è una prassi, e lo è indipendentemente dalla sfera religiosa che con le normative tecniche ha ben poco a che vedere”. Ne fa una questione meramente formale, dunque, che non attiene a nient’altro se non agli iter burocratici intra moenia. Insiste sul comune rispetto delle leggi, Mismetti. Rispetto che non inficia minimamente i principi assoluti di buon governo e tolleranza di cui Foligno è e vuol essere ambasciatrice. Si dice non convinto Giancarlo Piselli che nelle parole del vicesindaco rileva una contraddizione di fondo, adombrandovi una specie di atteggiamento pretestuoso. Se non si possono consumare cibo e bevande al banco, per quale ignota ragione - chiede ironicamente Piselli – queste ultime possono invece essere portate da casa e poi tranquillamente consumate all’interno del luogo di culto, esattamente come se lì fossero state acquistate? Cosa cambia? E ancora: perché pur fatiscenti vengono comunque considerati idonei i locali di Fiamenga, attualmente utilizzati dalla comunità islamica cittadina mentre si accamperebbero pretesti in ordine alla moschea di via Guarrella, pur essendo quest’ultima foriera di maggior trasparenza e sicurezza, data l’affiliazione all’Endas? E dire, sostiene ancora Piselli, che non si tratta di uno sparuto gruppo di stranieri ma di quasi il 10 per cento della popolazione cittadina, se è vero che a Foligno risiedono, tra i 3.300 registrati e i circa 1.700 clandestini, circa 5.000 extracomunitari. Perché non garantir loro il sacrosanto diritto di aggregazione? Una domanda che suona come un’accusa. La risposta, crediamo, non si farà attendere.