Dal 5 luglio anche in Umbria, come in tutta Italia partono i saldi estivi, per una durata di 60 giorni (fa eccezione solo la Provincia autonoma di Bolzano, in cui partiranno il 16 luglio). Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio quest’anno per l’acquisto di capi scontati ogni famiglia spenderà in media 203 euro, pari a 92 euro pro capite, per un valore complessivo di 3,3 miliardi di euro.
I saldi restano un momento importante per fare shopping di qualità risparmiando, perché i negozi hanno un’ampia scelta di merce da mettere in offerta, ma è innegabile che la loro natura sia profondamente cambiata a causa di una serie di fenomeni “distorsivi” che incidono negativamente sul loro andamento e sulla ricaduta economica per le imprese, sempre più con il fiato corto. “Ormai il tema dei saldi inteso in modo tradizionale non ha quasi più senso – sottolinea provocatoriamente Carlo Petrini, presidente Federmoda Umbria Confcommercio - perché negli ultimi anni sono sopraggiunti un serie di fattori che ne hanno indebolito la funzione e sui quali bisogna intervenire con urgenza per salvaguardare le regole della corretta concorrenza. La propensione al consumo per le vendite di fine stagione è sostanzialmente immutata, ma i canali di acquisto a disposizione del consumatore si sono moltiplicati in modo non regolamentato, con pesanti conseguenze sui negozi di prossimità. Nel 2024 il settore moda ha registrato, a livello nazionale, un saldo negativo di 6.459 punti vendita, con una media di chiusure di 18 negozi al giorno. Siamo di fronte ad una desertificazione commerciale progressiva e strutturale, che negli ultimi 5 anni ha causato la perdita di oltre 23.000 negozi e 35.000 posti di lavoro. Ma i negozi di moda non sono solo luoghi di vendita: sono presidi del territorio, elementi identitari delle nostre città, strumenti di coesione sociale”.