Foligno. La guerra del nome, Nicolino come “Pipino Il Breve”

Nicolino Serino, 51 anni, vigile del fuoco al distaccamento di Nocera Umbra, chiede di essere liberato dalla schiavitù del nome, Nicolino, che lo perseguita dalla nascita. Messo alla berlina da tutti per quel diminutivo che lo spoglia di credibilità, non ne può più e ha deciso di correre ai ripari. Continue le allusioni alla sua virilità compromessa, a sentir lui, dalla desinenza del nome. Una vita martoriata che anticipa in qualche modo la finzione cinematografica de "il destino nelnome" di Mira Nair uscito nelle sale il primo giugno. Nicolino, dopo mezzo secolo, stanco di essere deriso, sta facendo il diavolo a quattro per cambiare l'inaccettabile nome e trasformarlo nel più serio e contegnoso Nicola. Ha addirittura somatizzato il disagio del nome accusando una "sindrome emotiva, stressante e conflittuale".Così ha preso carta e penna e ha scritto al Prefetto di Perugia invocando il Dpr 396 del 3.11.2000 perchè l'autorità amministrativa lo affranchi finalmente dalla tirannia del nome. Un riscatto atteso da una vita, sempre rinviato per una forma di pudore. Un nome scomodo, a sentir lui. Impossibile da indossare con disinvoltura. Ridicolo a tal punto da ingenerare fin dalle elementari battute e spiritosaggini varie che hanno di fatto fiaccato la sopportazione dell’uomo, un caporeparto dei Vigili del Fuoco, che percepisce il diminutivo, quell’antipatica desinenza in –ino, proprio come una diminutio, in tutti i sensi. Non ultimo quello sessuale. Con l’ovvia e conseguente frustrazione di chi associa il diminutivo ad una regressione infantile e, neanche a dirlo, ad un crollo delle performances erotiche. Insomma Nicolino, come Pipino Il Breve, re dei Franchi, certo passato alla storia per le sue imprese, civili oltre che militari (a lui si deve la cosiddetta riforma monetaria carolingia) e non per il macchiettistico soprannome affibbiatogli in seguito. Alessandra Cristofani