Presa di posizione della Margherita eugubina sull'organizzazione sanitaria dell'ospedale di Gubbio. "Avevamo salutato con grande soddisfazione la posa della prima pietra dell’ospedale di Branca - sottolinea la Margherita, guidata dal segretario Matteo Andresini (nella foto) - avevamo anche dichiarato che saremmo stati vigili, affinché l’attuale ospedale giungesse in “piena salute” al trasferimento nella nuova sede. A distanza di pochi mesi dobbiamo però esprimere la nostra profonda preoccupazione poiché, per quello che leggiamo sui giornali, ogni giorno, sistematicamente, piccoli o grandi pezzi dell’attuale ospedale di Gubbio (lo stesso vale per quello di Gualdo) vengono smantellati in nome di una non meglio precisata razionalizzazione. La ASL è la stessa, ma non ci risulta che lo stesso accada per l’ospedale di Città di Castello. Cosa sta succedendo?
Apprendiamo, allarmati, che persino i sindacati sono all’oscuro di queste manovre, non le condividono e lamentano l’assoluta impermeabilità dell’attuale direzione generale alla condivisione delle iniziative ed al coinvolgimento delle persone che nell’ospedale lavorano.
Sta prendendo il sopravvento l’immagine di un uomo solo al comando, poco moderna dal punto di vista manageriale e pericolosa, poiché, in particolare nella sanità, i danni che si possono fare con scelte sbagliate non solo richiedono tempo per rimettere le cose a posto (pensiamo alla perdita di professionalità mediche e non solo che non possono essere in alcun modo sostituite da macchinari) ma creano nella migliore delle ipotesi gravi disagi ai cittadini, nella peggiore l’impossibilità di intervenire come si dovrebbe per risolvere situazioni critiche.
Poiché ci rifiutiamo di pensare che le istituzioni, dalla Regione al Comune, siano consapevoli fautori di queste iniziative, invitiamo queste e tutte le forze politiche cittadine, stranamente silenziose, ad intervenire prontamente prima che sia troppo tardi. La salute dei cittadini non può essere trattata alla stessa stregua di un bullone, un ospedale non è un fabbrica e su queste cose non siamo disposti né a scherzare né ad assistere passivamente.