Ricostruzione integrata ancora ferma al palo

Ricostruzione Integrata ovvero la riurbanizzazione totale di intere frazioni e paesi terremotati. La rinascita del dopo terremoto è tuttora bloccata al 22,1%: in buona sostanza è stato concluso poco più di un quinto dei lavori necessari. Con ordine: per “ricostruzione integrata” si intende la significativa innovazione tecnico-legislativa che prevede all’interno dei centri gravemente danneggiati la riparazione completa- non solo degli edifici (sia pubblici che privati, beni culturali o ecclesiastici) ma anche la sistemazione delle infrastrutture a rete e delle pavimentazioni stradali. Una sorta di “pacchetto all-inclusive” che presenta varie incognite, occupandosi di centri di valore storico ed architettonico. Queste le cifre ufficiali: sono 59 i PIR (Piani Integrati di Recupero) ai quali vanno aggiunti i cinque in cui è stato suddiviso il centro storico di Foligno. Di questi 64 PIR la Regione dell’Umbria ne ha approvati 63 mentre per il paese di La Franca tutto è praticamente rimasto come nove anni fa. A loro volta i PIR sono stati divisi in 669 UMI (Unità Minime di Intervento); di queste 699 interessano la fascia di prima priorità (con presenza di almeno una unità immobiliare adibita ad abitazione principale) e 107 progetti per la “fascia due” (con presenza di almeno una unità immobiliare adibita ad attività produttiva). A fronte dei 1644 progetti presentati è stato disposto il via libera per 794 di essi, ovvero poco meno della metà. I lavori avviati sono 739 mentre i cantieri chiusi sono appena 364. Gli stanziamenti messi a disposizione sono però impressionanti: oltre 600 miliardi di vecchie lire. Bilancio: la ricostruzione vera, quella con la erre maiuscola della montagna flagellata, dopo quasi nove anni dal sisma, sembra essere ferma al palo.