La compagnia Città di Castello della guardia di finanza ha sottoposto a sequestro un'attività di compro oro risultata completamente abusiva, oltre 30 chili di prodotti di argenteria, gioielli e monili in oro per un valore complessivo superiore ai 100 mila euro, nonché due immobili strumentali all'esercizio della stessa attività commerciale. In particolare, le fiamme gialle tifernati hanno riscontrato l'operatività dei due punti vendita a Città di Castello e Umbertide. Dai controlli è emersa l'assenza dell'iscrizione al "Registro degli operatori compro oro" presso l'Organismo per la tutela degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi. Molteplici, inoltre, le violazioni emerse - riferisce la guardia di finanza - degli obblighi previsti sia dalla normativa antiriciclaggio, per l'omessa identificazione della clientela, e della conservazione dei dati, sia dalla disciplina prezzi, per la mancata esposizione delle tariffe per il ritiro dell'oro usato dai clienti, risultati perlopiù provenienti da Città di Castello, Umbertide, Sansepolcro e dai comuni della Valtiberina Umbra-Toscana. Sono state rilevate, infine, infrazioni alla normativa fiscale, giuslavoristica e al Testo unico sulle leggi di pubblica sicurezza. Il rappresentante legale della società e il suo socio sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Perugia per esercizio abusivo dell'attività di compro oro nonché per ricettazione. Sono attualmente al vaglio dei militari le numerose schede dei clienti al fine di ricostruire la filiera di provenienza di tutti i preziosi. "L'operazione conferma il ruolo della guardia di finanza - si legge nella sua nota - quale polizia economico finanziaria quotidianamente impegnata a tutela del corretto funzionamento del mercato dei beni e servizi, nell'interesse dei consumatori e di tutte le imprese che operano nella legalità. Il settore dei compro oro, inoltre, potenzialmente utilizzabile per condotte di riciclaggio, impone una particolare attenzione al rispetto degli specifici presidi valutari, ai fini di scongiurare la reintroduzione di risorse di provenienza illecita nell'economia legale".