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Report Camera Commercio: Dal 2019 l’Umbria cresce più di Italia e Centro, Nel 2025 più addetti per impresa. Spinta di piccole e medie, arretrano le micro più fragili

Report Camera Commercio: Dal 2019 l’Umbria cresce più di Italia e Centro, Nel 2025 più addetti per impresa. Spinta di piccole e medie, arretrano le micro più fragili.

La dimensione media delle imprese umbre – misurata in addetti per impresa – è da anni un fattore sensibile per la competitività. Un sistema produttivo troppo polverizzato tende infatti a investire meno, innovare con più difficoltà e resistere meno alle crisi. I dati del Sistema camerale relativi al secondo trimestre 2025 mostrano ora un miglioramento: la media sale a 3,7 addetti, rispetto ai 3,5 del 2019. L’aumento è del +5,7%, superiore al +5,0% dell’Italia e al +4,9% del Centro. In valori assoluti l’Umbria resta sotto i livelli medi (Italia 4,3, Centro 4,5), ma accorcia le distanze grazie a un passo più sostenuto

Il decennio 2015-2025

Sul lungo periodo la dimensione media umbra passa da 3,4 a 3,7 addetti (+8,8%), mentre l’Italia cresce del 7,5% e il Centro del 9,8%. Va però distinta la dinamica: tra 2015 e 2019 l’Umbria cresceva lentamente (+2,9%), meno delle altre aree; dal 2019 al 2025 il quadro cambia e la regione accelera oltre la media. Non un salto improvviso, ma un trend consolidato negli ultimi anni. Questo andamento segnala che il tessuto locale, pur fragile, ha trovato nuove leve di rafforzamento.

Meno imprese, più addetti

Dal 2019 al 2025 le imprese attive umbre calano da 79.790 a 77.861 (-2,4%). Nello stesso periodo gli addetti aumentano da 279.220 a 287.471 (+3,0%). È un andamento più favorevole del +2,9% italiano e nettamente migliore del -1,2% del Centro. Le realtà più deboli hanno chiuso, mentre quelle rimaste hanno assorbito manodopera, guadagnando peso organizzativo. Un processo di selezione naturale che riduce la frammentazione rafforzando il tessuto complessivo.

Piccole e medie protagoniste

A trainare l’aumento sono soprattutto piccole e medie imprese, quelle che dispongono di scala minima per innovare. Nel decennio 2015-2025 le medie tra 100 e 249 addetti segnano +35,8% di occupati; quelle tra 50 e 99 addetti +16,2%. Le piccole crescono con +18,2% (10-19 addetti) e +16,5% (20-49). Soffrono invece le micro, in particolare quelle con 1-5 addetti. Le grandi vedono un incremento del 7,6% degli addetti quelle tra 250 e 499 dipendenti e del 4,6% quelle da 500 addetti in su.

La geografia che cambia

La distribuzione degli addetti evidenzia un riequilibrio. Le micro scendono dal 40,7% al 34,7% degli occupati. Salgono le piccole dal 23,2% al 26,1%, le medie dal 12,1% al 14,6% e anche le grandi dal 13,7% al 14,4%. Le micro restano prevalenti nel tessuto, ma con un peso minore: un passaggio importante perché in Italia le imprese di dimensione intermedia garantiscono gran parte della produttività e dell’export.

Più dipendenti veri

Tra 2019 e 2025 in Umbria i dipendenti non familiari crescono del +7,9%, meglio dell’Italia (+6,2%) e del Centro (+2,0%). Su dieci anni l’incremento è +13,1%, contro +11,1% e +11,3%. Parallelamente calano i parenti coinvolti. È un segnale di qualità: più lavoro dipendente regolare, più contratti a tutela, più competenze interne. La crescita dimensionale non riguarda solo la quantità ma anche la struttura occupazionale, con un tessuto meno basato su relazioni familiari e più su rapporti professionali.

Politiche e formazione

Il cambiamento non nasce dal caso. Negli ultimi anni in Umbria si è lavorato per innalzare la taglia media d’impresa attraverso bandi con fondi europei e programmi di formazione rivolti sia a imprenditori che a dipendenti. Queste leve hanno sostenuto investimenti, digitalizzazione e aggiornamento organizzativo. Un percorso che ha permesso ad alcune micro di diventare piccole e a diverse piccole di crescere ulteriormente. La crescita dimensionale è quindi l’esito di politiche mirate ma anche di una selezione spontanea: le imprese meno attrezzate hanno ceduto il passo a quelle capaci di strutturarsi.

Un confronto utile

Collocare i dati umbri nel quadro nazionale aiuta a leggere la traiettoria. L’Italia, pur restando sopra nei valori assoluti, nella crescita dimensionale delle aziende non ha registrato lo stesso ritmo dell’Umbria post-2019. Nel Centro Italia, invece, la contrazione del numero di imprese non è stata compensata da una crescita analoga degli addetti. L’Umbria si distingue dunque per un modello meno statico, che riduce le fragilità e si avvicina a configurazioni più solide.

Implicazioni operative

Tre conseguenze principali emergono:

  • più stabilità, grazie a una base crescente di lavoratori dipendenti non familiari;

  • maggiore capacità di investimento, concentrata nelle fasce 10-49 e 50-250 addetti;

  • riduzione della polverizzazione, con un innalzamento della soglia minima di efficienza.

Questi elementi incidono sulla competitività e sulla capacità di attrarre finanziamenti e partnership, specie nei settori innovativi.

 

Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: “Le imprese stanno dimostrando capacità di adattamento e visione, cogliendo le opportunità offerte dai bandi e investendo in formazione, digitalizzazione e innovazione. Il ridimensionamento numerico delle unità produttive non va letto come un segnale negativo, ma come il frutto di una selezione che rafforza chi resta sul mercato. Oggi abbiamo aziende più solide, più strutturate e meglio in grado di affrontare la competizione nazionale e internazionale. La sfida ora è mantenere questa traiettoria, sostenendo la crescita delle realtà più dinamiche e accompagnando anche le micro e piccole verso percorsi di consolidamento. La Camera di Commercio, come sempre, è costantemente a fianco delle imprese perché riescano ad accelerare ancora il ritmo della crescita dimensionale, cogliendo a pieno le sfide e le opportunità della doppia transizione: quella digitale e quella ecologica”.

Perugia
20/09/2025 11:20
Redazione
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